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Obedience

di Massimo Mazzucco

 

 

 

“L’ubbidienza? No, grazie è noiosa e al mio cane

non piace!” Questa è la classica risposta che ricevo

quando parlo delle attività sportive che si possono

praticare con il proprio cane.
Effettivamente la traduzione letterale dall’inglese

“obedience” non rispecchia esattamente lo spirito

della disciplina; generalmente con ubbidienza si

intende la conoscenza da parte del binomio

cane/conduttore dei comandi di base e del rapporto

cane/padrone, mentre il termine inglese si riferisce

ad una disciplina sportiva molto più complessa e (almeno secondo il mio modesto parere) più divertente.
E’ altrettanto ovvio che la seconda rende implicita la prima, ovvero senza un minimo di educazione di base è impossibile (ma vale anche per le altre discipline cinofilo-sportive) praticarla.

 

Cosa è l’Obedience?
Tralascio le definizioni ufficiali e la sua storia, che è possibile recuperare facilmente in rete (sono numerosissisimi i siti – italiani e non – che parlano di questa attività, anche se in Italia non è molto praticata) per dare una mia personalissima e soggettiva definizione maturata in questi anni di esercizio.

L’obedience è essenzialmente un gioco.

Questo non significa che sia facile!
Ha delle regole ferree che devono essere rispettate e la precisione nell’esecuzione degli esercizi è quasi maniacale.
Quale cane odia giocare?
Il gioco in ogni animale sociale occupa una parte molto importante nelle relazioni all’interno del branco e se al nostro cane non piace giocare con noi dovremmo sicuramente incominciare a porci delle domande sul rapporto instaurato tra noi ed il nostro quattrozampe.
II primo passo è, allora, imparare a giocare con il nostro cane.
A chi mi chiede, magari durante qualche manifestazione dimostrativa, come può un cane divertirsi ad “eseguire degli ordini”, in genere mostro il pezzo forte del nostro (scarso) repertorio, il richiamo con rimessa al piede eseguito al galoppo con le orecchie svolazzanti, la lingua fuori e gli occhi strabuzzati come in preda all’estasi .
Il cane deve divertirsi praticando l’obedience, se cio’ non accade stiamo sbagliando qualcosa nell’approccio all’addestramento.

L’obedience è conoscenza
La conoscenza del nostro cane, perché ti obbliga ad osservarlo attentamente, a pensare come si suppone pensi lui, perché il numero di esercizi che si possono (e si devono, se si segue il regolamento ufficiale) insegnare sono numerosi e di difficoltà crescente.
Capire le sfumature, leggere tra le righe delle sue risposte ai comandi è imperativo per migliorarsi e raggiungere una buona esecuzione.
Durante l’insegnamento o l’esecuzione di un esercizio il cane “parla” continuamente al proprio conduttore; non saper interpretare ciò che ci sta comunicando preclude il più delle volte la possibilità di portare a buon fine ciò che abbiamo intrapreso.

L’obedience è pazienza
Questa disciplina insegna la pazienza al conduttore perché senza questa si percorre ben poca strada.
Lo stress del conduttore inficia pesantemente la velocità di apprendimento del cane, perché induce uno stato di ansia anche in lui e l’ansia è nemica dell’apprendimento (basta ricordarsi ai tempi della scuola o dell’università quanto servisse studiare il giorno prima o la mattina stessa di un esame).
L’ansia del conduttore influenza anche l’esecuzione di un esercizio, soprattutto quelli in cui il cane ha meno automatismi, come le discriminazioni olfattive, dove deve trovare con l’utilizzo del solo fiuto un oggetto toccato dal conduttore per poco tempo in mezzo ad altri di identica forma e dimensione.
E’ pazienza anche perché è quasi sempre necessario insegnare un esercizio alla volta, senza la smania di accelerare troppo i tempi, pena la creazione di confusione nel cane.

L’obedience è autocontrollo
Autocontrollo del cane e del conduttore; il primo perché alterna esercizi molto dinamici (richiami, invii in avanti con senza riporto) ad altri meno dinamici (condotta, posizioni in movimento) ad altri ancora assolutamenti statici (posizioni da fermo, fermi “lunghi’ in gruppo con altri cani e senza conduttore a vista).
Crescendo di livello di competizione vengono inserite fasi “statiche” (fermo e terra) in esercizi di richiamo, ovviamente da effetuarsi alla maggior velocità (e precisione) possibile.
Autocontrollo da parte del conduttore perché i cani sono molto più sensibili ai gesti e alle posture che ai comandi vocali, quindi diventa necessario eliminare tutta la microgestualità che ci accompagna durante la vita quotidiana e che spesso dà indicazioni contrastanti al nostro compagno quattrozampe.
Siccome agli inizi ero scettico su questo argomento, mi era stato suggerito di provare a dare i comandi al cane voltato di spalle, mani lungo i fianchi … solo quando si otterrà nel 100% dei casi un’esecuzione perfetta si potrà affermare che il nostro compagno di squadra ha capito ciò che deve fare.
Provare per credere.

L’obedience è precisione

Precisione del cane e del conduttore.
Durante una condotta le curve in realta sono angoli retti e anche le sbavature nell’esecuzione di un cambio di direzione da parte del conduttore (sopratutto nelle classi piu’ elevate) sono penalizzate con una perdita di punti.
Precisione da parte del cane perché movimenti di parti del corpo su un terra o seduto di gruppo (mi ricordo ad una gara un cane che “snappò” l’aria causa una fastidiosissima mosca svolazzante intorno al suo naso) aggiungono penalità nel punteggio, come il guadagnare terreno verso il conduttore durante una sequenza di posizioni da fermo (per questo quando si insegnano le posizioni “classiche” si insegna anche il movimento da effettuare per raggiungerla in modo che il cane non avanzi neppure di un passo).

L’obedience è facilita’ di pratica

Si può iniziare da soli, con l’ausilio del numeroso materiale che si trova in rete, se non è possibile frequentare un buon campo dove si pratichi ed insegni questa disciplina.
I metodi di insegnamento sono assolutamente non coercitivi, quindi non c’è rischio di rovinare in alcun modo il cane; al massimo si ottiene un cane che sa fare esattamente quello che sapeva fare prima.
Molti esercizi possono essere insegnati in casa o in giardino, per poi introdurre elementi di distrazione in seguito (ogni tanto mi è capitato di esercitarmi nell’affollatissimo posteggio di un supermercato per verificare il grado di attenzione del cane su di me).
Quasi tutto il materiale è di facile reperibilita’ (l’unico che richiede un po’ di ‘fai-date’ è la siepe per il salto) anche mediamente di basso costo: qualche riportello di legno, qualche cono (i “chiodi” stradali sono perfetti in mancanza d’altro), qualche piattino per i rinforzi a base di cibo da non mettere direttamente in terra, legnetti per la discriminaizone olfattiva (in pino, reperibili in qualsiasi negozio di bricolage, da tagliare e sterilizzare magari bollendoli e da riporre in un contenitore stagno), pinze per prendere i legnetti, un collare fisso per “trattenere” quando serve, palline e wurstel.
Vi ho convinti?

 

L'articolo  originale

Un binomio fantastico !

 

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